La Confraternita del Gonfalone è la chiesa propria della Compagnia della Confraternita o Compagnia del Suffragio. Va detto subito che tale chiesa venne completata e benedetta nel 1702 nella sua veste attuale, ma l’attività delle Compagnie del Suffragio era iniziata molto tempo prima. Quando ancora non c’era la Confraternita, i Confratelli e le Consorelle si ritrovavano in una “saletta” o “oratorio”, situato nei pressi del luogo dove poi fu eretta la “Crusà”. L’antica Compagnia del Gonfalone venne eretta, quanto agli uomini, nel 1592, quanto alle donne nel 1671 o, secondo altre fonti, nel 1679. Successivamente modificò la propria denominazione, divenendo la Compagnia del Suffragio. I compiti dei Confratelli e delle Consorelle non mutarono sostanzialmente nel tempo e sono ben sintetizzate nel seguente:
Regolamento della Confraternita del Suffragio
La Confraternita della Madonna del Suffragio fu eretta nella Chiesa Parrocchiale di Sanfront il 21
settembre 1679. Possono iscriversi le donne sposate o vedove e anche gli uomini. Essa ha come scopo: 1- la santificazione personale, 2° il suffragio dei defunti, 3° il decoro delle sacre funzioni.
La festa annuale è fissata nel giorno dell’Immacolata Concezione. In tale occasione si consegna solennemente la Medaglia benedetta e l’abitino ai nuovi iscritti. La divisa della Confraternita consiste in un nastro di colore giallo appesa la medaglia. Gli iscritti saranno elencati su un registro ufficiale. L’iscrizione sul registro dà diritto ai privilegi ed impone i doveri della Confraternita sotto elencati.
Doveri
- Dovere interiore: gli iscritti formano una famiglia spirituale nel Signore. Per questo sono chiamati Consorelle o Confratelli. Il loro primo dovere è di amarsi, rispettarsi e aiutarsi sia in questa vita, sia nell’altra.
- Dovere esterno: la divisa deve essere usata per dare decoro alle sacre funzioni, cioè, per onorare il Signore e i defunti. La medaglia dovrà essere tenuta con rispetto e portata senza vergogna.
- Intervengono con l’abito loro proprio alle sepolture e alle diverse processioni che si fanno durante l’anno. In modo speciale si obbligano ad intervenire ai funerali e alle Messe cantate.
- Venendo a mancare una Consorella o un Confratello, reciteranno in suffragio della sua anima la corona del Rosario.
- L’annuncio della morte di una Consorella o di un Confratello, sarà dato con un fiocco giallo, aggiunto ai tiletti mortuari.
- Gli iscritti versano ogni anno in occasione della festa dell’Immacolata una piccola quota di lire 100. La somma raccolta servirà per celebrare due Messe in suffragio delle Consorelle e Confratelli, e due altre Messe per le necessità spirituali e materiali degli iscritti viventi.
- Agli iscritti è affidata la cura della Chiesa della Confraternita, per le mansioni che saranno indicate dal parroco.
- Si dichiara che tutte le suddette regole non sono che un semplice e volontario impegno di devozione e perciò non obbligano gli iscritti sotto pena di peccato, neppure veniale.
La Compagnia della Confraternita, o Compagnia del Suffragio fu l’unica ad avere una chiesa propria. Alle altre Compagnie veniva, al massimo, associato uno degli altari della chiesa parrocchiale. Le ragioni di questa sorta di privilegio sono da riscontrarsi nelle funzioni di detta Compagnia. In un resoconto del funzionamento della Confraternita del Gonfalone, reso dal priore (laico) Giovanni Damiano e dal sottopriore (laico) Chiaffredo Dossetto, nell’anno 1890, sono specificati gli Scopi della Compagnia della Confraternita.
- Per rendere più decorose le funzioni della chiesa parrocchiale, a cui intervengono i Confratelli e le Consorelle, come ancora di suffragare le anime dei defunti alle sepolture dei quali sono pure chiamati.
- Di far celebrare nella propria chiesa per comodo della numerosa popolazione del paese, una Messa nelle domeniche ed altri giorni festivi.
- Di promuovere sempre più il culto di Dio, di Maria Vergine Santissima con alcune funzioni speciali nella stessa chiesa fatte celebrare.
- Di promuovere il vantaggio spirituale dei Confratelli e Consorelle, di cui è composta specialmente col suffragarne le anime dopo morte. La stessa veneranda Confraternita per supplire alle spese perciò necessarie possiede una cedola nominativa intestata alla medesima Confraternita con rendita annua di lire 105. E’ da notarsi però che la stessa Confraternita annualmente spende lire 225 pel cappellano, lire 70 pel sacrestano, lire 62 per provvisioni e funzioni fatte dal Parroco, oltre le spese, che sono da fare per biancheria, riparazioni, per provvisione di cera ecc… Non bastando perciò la rendita sopraddetta per coprire le spese, si supplisce colle offerte dei fedeli, coll’annuo obolo dei confratelli e delle consorelle, e coi proventi, che si percepiscono dalle sepolture, a cui interviene la stessa Confraternita. Infine per nulla tralasciare consegnano, che la defunta Roccavilla Rosa di Sanfront legò lire 190 nell’anno 1889, le quali non ha ancora percepito; inoltre Roccavilla Stefano defunto da circa un mese legò alla medesima Confraternita lire 500, ma a condizione che vengano impiegate in ornamenti ed abbigliamenti della Chiesa della stessa Confraternita, le quali lire 500 eziandio non ho ancora percepito.
Dunque le Compagnie del Suffragio ebbero l’onore, dall’inizio del 1700, di avere a propria disposizione e servizio la nuova chiesa della Confraternita. Essa è da sempre è intitolata alla Beata Vergine Maria della Concezione. Le origini della chiesa sono più recenti rispetto alle tre chiese parrocchiali del paese, ma non per questo si tratta di un edificio di minore valenza architettonica, anzi. La sua costruzione iniziò nel 1699 e, tre anni più tardi, il 25 ottobre 1702, venne inaugurata ufficialmente dal Vescovo di Saluzzo mons. Carlo Giuseppe Morozzo e dall’allora parroco di Sanfront don Giuseppe Maria Massimi. Sorse nella centrale piazza della Villa, nel sito dove si trovava un antico Oratorio, nel quale si incontravano i confratelli della Compagnia. Non fu semplice coprire le spese necessarie per l’edificazione della nuova chiesa. Il 5 settembre 1759 a Saluzzo venne sottoscritta una quietanza da parte della Confraternita del Gonfalone, che incassò dalla Comunità di Sanfront la somma di lire 1.400, come vendita di censo per Antonia Miretto vedova Rosso, in favore della stessa Confraternita, che permise di coprire in gran parte le spese sostenute.
L’edificio è ad un’unica navata e, all’interno, si trova un solo altare, situato tra il presbiterio ed il coro. L’originario altare in legno colorato venne poi sostituito nel 1835 da un nuovo altare di stucco marmoreggiato, con i gradini inferiori di marmo. Dietro l’altare c’era “un medaglione a colonnati di stucco marmoreggiato, in ordine dorico, formato nel 1836 per decorare meglio l’icona in tale con cornice dorata rappresentante la Vergine Santissima”. All’ingresso dell’edificio, dalla porta principale, si trova la bussola con tre accessi all’interno della navata. Sopra la bussola c’è un’ampia tribuna sorretta da due colonne di pietra e munita, fino al 1850, di un cancello in ferro lavorato. Vi si accede attraverso una scala interna, posta sul lato destro rispetto a chi entra in chiesa. Tale tribuna serviva come secondo coro per gli Uffici dei Confratelli. Sul lato sinistro rispetto a chi guarda verso l’altare vi è l’ingresso alla sagrestia, la quale ha, fin da tempi antichi, un altro accesso su un andito che porta verso la piazza. Sopra la sagrestia si trova una camera, anticamente destinata a custodia di arredi sacri e poi utilizzata per le adunanze dell’amministrazione. Lì c’era “un caminetto a soffietto e una dozzina di sedie”. Sia la sagrestia che questa camera sono stati costruiti molto più tardi rispetto alla chiesa: risalgono infatti al 1831. Il bel campanile della Confraternita non è molto vecchio. Venne infatti costruito in un secondo tempo rispetto alla chiesa. Esso fu però eretto prima della sagrestia, verso la fine del 1700.
A capo della Compagnia o Confraternita del Suffragio ci fu sempre il parroco e vicario della parrocchia maggiore San Martino. Tuttavia la Compagnia aveva una propria assemblea, con periodiche elezioni del rettore o priore e delle altre cariche. Si trattava comunque sempre di laici. La Confraternita ebbe però, per un certo periodo, anche un sacerdote, il cappellano della Confraternita. Già nel Seicento si hanno vaghe tracce circa la presenza di un prete fisso alla Confraternita quando, si badi bene, ancora non esisteva la chiesa. Con una certa sistematicità si ha menzione dei cappellani della Confraternita (si veda in proposito il capitolo sui parroci di Sanfront), dalla metà del Settecento, fino alla fine dell’Ottocento. Si trattò sempre di una figura un po’ particolare. Intanto il cappellano della Confraternita era curiosamente nominato dal Comune e non dal Vescovo. Certo ciò avveniva con il beneplacito dell’autorità ecclesiastica, ma l’incarico di cappellano è stato quasi sempre legato a quello di maestro prete nella scuola di Sanfront. Siccome la nomina degli insegnanti di scuola, anche se preti, faceva capo al sindaco ed al consiglio comunale, analogamente l’incarico di cappellano veniva, con lo stesso atto amministrativo, conferito al maestro prete di volta in volta nominato. I compiti del cappellano della Confraternita erano molto precisi, ma anche circoscritti, come si evidenzia nel succitato capitolo relativo ai parroci di Sanfront. Il presidente della Compagnia del Suffragio era, come s’è visto, il parroco di Sanfront e non fu mai il cappellano della Confraternita. Ciononostante, il ruolo di questo prete fu sempre particolarmente apprezzato e la collaborazione con la parrocchia maggiore venne apertamente riconosciuta dai vari parroci. Nel 1901 era tesoriere il signor Miretti Giuseppe fu tale Gioanni Battista “di provata probità”. Il fondo a fine 1900 era di lire 400 circa. Quindi il cappellano, che era pagato per le sue mansioni dal Comune, fungeva se non da secondo vice curato, da prezioso collaboratore, senza gravare in alcun modo sulle casse della parrocchia e del parroco. Non si dimentichi che il sostentamento dei vice curati era affidato ai parroci, i quali dovevano assicurare ai loro più stretti collaboratori un minimo compenso vitale. L’ultimo cappellano della Confraternita fu don Carlo Bonicatti, originario di Sanfront, dove rimase fino alla sua morte avvenuta nel 1920. Il suo ministero come cappellano si concluse tuttavia alcuni anni prima dell’arrivo del Novecento, addirittura prima dell’ingresso in parrocchia di don Marconetti (1889). Pur senza la presenza del sacerdote, l’attività delle Compagnie della Confraternita proseguì con zelo per gran parte del Novecento.
Non si celebrò più la S.Messa festiva alla Confraternita, se non in alcune particolari circostanze, e tale chiesa venne purtroppo progressivamente abbandonata. Tanto che, negli anni Sessanta, fu praticamente chiusa. Soltanto nel 1969, dopo alcuni interventi, essa venne riaperta al culto dei fedeli. La campana era rotta e venne rifusa, il tetto era in condizioni precarie e necessitò di una revisione sommaria, ma totale, mentre negli interni si provvide una pulizia radicale anche delle decorazioni. Il tutto sotto il controllo della Soprintendenza. Il costo fu di circa 1.500.000 lire. La chiesa venne riaperta al culto per l’Immacolata del 1969. Domenica 7 dicembre alle 9.30 nella chiesa parrocchiale venne benedetta la nuova campana. Lunedì 8 dicembre, festa dell’Immacolata, alle ore 11.15, S.Messa e riapertura della Confraternita. Alle 15.30, canto dei Vespri. Da allora in poi si riprese la celebrazione della S.Messa il giorno dell’Immacolata Concezione, cui è intitolata la Confraternita, durante l’ottavario dei defunti e, in tempi più recenti, nel mese di maggio. Finchè ci furono alcuni Confratelli della Compagnia del Suffragio, essi furono usi ritrovarsi nella Confraternita, dove indossavano il vestito bianco, uscendo poi processionalmente con la croce per raggiungere il defunto. Dagli anni Settanta la Compagnia si ridusse a poche presenze femminili, che si ritrovavano direttamente in chiesa e non più in Confraternita.
Nonostante il progressivo abbandono dell’utilizzo della Confraternita, essa rimase sempre nel cuore della comunità sanfrontese. Già nel 1934 il parroco don Bruera ringraziò pubblicamente sul bollettino parrocchiale, per un prezioso dono fatto alla Confraternita in occasione della festa dell’Immacolata del 1933. Fu donato un conopeo per il tabernacolo. La stoffa in seta bianca era stata offerta da pie persone e lo squisito lavoro di ricamo venne eseguito gratuitamente dalle suore salesiane di Rifreddo. In tempi più recenti il vicario don Stecca riportò all’antico splendore la Confraternita, ripulendola dell’improponibile imbiancatura con cui erano state ricoperte le pareti, ridando vita agli splendidi dipinti del pittore Borgna. Anche la facciata venne rifatta, come i serramenti posti nella parte alta dell’edificio religioso. Fu poi rifatto anche il piazzale antistante la chiesa e riverniciato il portone di ingresso.