Posto nella parte centrale della Valle Po, a 495 m. di altitudine, l'abitato di Sanfront sorge sulla destra orografica del maggiore fiume italiano, allo sbocco della valletta boscosa solcata dal torrente Albetta e addossato ad un pittoresco poggio dove, un tempo sorgeva un castello.
Il Comune è formato, oltre che dal capoluogo, da alcune popolose frazioni: Robella, Rocchetta e Serro, e da svariate borgate: Comba Bedale, Comba Gambasca, Comba Albetta, Mombracco, Bollano.
La gastronomia locale (vedi Prodotti Tipici) riserva ottime specialità molto apprezzate oltre che dai cittadini anche dalla moltitudine di visitatori che, soprattutto nella stagione estiva, si trovano a Sanfront per gustare la genuinità di questo lembo di terra ancora radicato alle proprie origini e tradizioni.
L'esistenza di oltre 350 seconde case conferma altresì la vocazione ricettiva del paese.
Esistono in paese delle società che hanno saputo e sanno farsi apprezzare a livello locale e nazionale: dall’Unione Sportiva Sanfront Atletica, alla Polisportiva Sanfront Gioco Calcio, ad altre società sportive minori.
Tra storia e leggenda
Gli storici si sono sempre divisi circa la possibilità che il percorso di evangelizzazione di San Frontone verso la Gallia abbia davvero lambito la Valle Po e Sanfront in particolare. Il Savio, ad esempio, contestò i riferimenti circa la presenza di San Frontone nella diocesi di Saluzzo. “Ho fatto inutili indagini per accertare se mai fosse esistita prima del secolo XIX una tradizione intorno a S.Frontone, vescovo di Périgueux, del quale nel 1868 il vescovo Monsig. Lorenzo Gastaldi dimandò alla S. Congregazione dei Riti, ed ottenne per la diocesi di Saluzzo, il decreto di particolare Uffizio, quasi egli fosse stato l’apostolo della nostra regione e da lui abbia preso il nome il luogo di San Front. Si tratta di una “tradizione” creata di sana pianta, di una opinione che ebbe il parroco di Sanfront Camillo Craveri, il quale anche la fece prevalere, provocando quel decreto. Sta di fatto che prima del 1868 negli archivi pubblici non c’è pure un solo accenno a culto comunque avuto in Sanfront da quel santo: è notevole che la parrocchiale di quel luogo è dedicata a San Martino; e Sanfront in una carta del 1075 è Sanctus Frontinianus e non Sancto Fronto”.
Nelle Preci del 2 luglio 1868, citate dal Savio, il Vescovo spiegò alla S.Congregazione che S.Frontone aveva portato il Vangelo nelle Gallie e, nel recarsi a compiere il suo ministero, aveva “diffeso la luce della fede anche in alcune delle valli, che stanno attorno a Saluzzo”. Il Savio elogiò comunque la prudenza del Vescovo circa gli argomenti addotti a sostenere la tesi della presunta presenza di S.Frontone nel saluzzese.
Se può essere in parte vera l’assenza di menzioni negli archivi pubblici, la stessa cosa non vale per gli archivi parrocchiali. Il teol. don Luigi Dalmazzo, già vice curato di Sanfront, nel 1926 scrisse un prezioso volumetto su San Frontone, una raccolta di estratti dal bollettino parrocchiale della parrocchia San Martino Vescovo. Proprio nelle pagine finali si parla del voto fatto dalla popolazione a San Frontone, durante la terribile pestilenza del 1630. Citando come fonte i registri dell’archivio parrocchiale, don Dalmazzo spiegò che, nel 1630, il parroco Agostino Della Chiesa, nell’elenco “delle feste particolarmente in San Fronte et in nostra parrocchiale si celebrano”, al numero sei scrive: “Nel giorno 25 di Ottobre si celebra la festa di San Frontone Vescovo e Confessore sub praecepto propter sacellum sub eius titulo” (3), ovvero la ricorrenza di San Frontone era festa di precetto a motivo della cappella intitolata al Santo. Negli inventari degli anni seguenti la ricorrenza di San Frontone venne ancora annoverata tra le feste di precetto, sebbene con motivazione diversa: non più “per il motivo della sua cappella, ma per causa del voto”.
Ancora un documento ufficiale dell’archivio parrocchiale del tardo Settecento recita: “E’ la festa della Comunità a carico dei Sindaci. E’ il voto. Si fa la balbetta. La Comunità, in persona dei suoi Sindaci, fa cantar la Messa, dar la Benedizione, provvede la cera, la carità e pan benedetto, provvede di predica”. Tutto questo ha evidenti richiami con la pubblica amministrazione e contribuisce a confermare, almeno nella tradizione, il coinvolgimento anche del Comune nella partecipazione alla devozione di San Frontone, ritenuto patrono della Comunità civile e religiosa.
La devozione in Francia e in Italia
Il 25 ottobre ricorre la festa di San Frontone, un santo poco conosciuto nelle nostre zone, ma molto venerato in Francia, dove sono ben 42 le chiese a lui dedicate. Frontone è ricordato, sebbene in misura minore, anche in Spagna. Fulcro della devozione è però indubbiamente Perigueux, città dove san Frontone ricoprì la carica di Vescovo, e dove si trova una grandiosa cattedrale, capolavoro di architettura e maestosità. Alcuni anni fa, precisamente nel 1997, quando il vicario di Sanfront don Renato Stecca si recò a Perigueux per una celebrazione in onore di San Frontone, fu pubblicato un volume dedicato al Santo, alla vita e alla sua attività apostolica nelle varie zone dove egli predicò. “La Saga de Saint Front” è opera di Pierre Pommarède e presenta un resoconto consistente della devozione del Santo in Francia, con alcuni riferimenti anche a Sanfront.
I rapporti tra Perigueux e Sanfront risalgono almeno al 1868, quando il citato vicario di Sanfront, don Felice Camillo Craveri, scrisse al parroco di Perigueux segnalandogli la devozione presente nel paese della Valle Po. Nel volume di Pommarède ampio spazio è dedicato alla sontuosa cattedrale di Perigueux dedicata a San Frontone.
Neanche questo libro consente comunque di fugare ogni dubbio circa i riferimenti storici del Santo. E’ fuori di dubbio l’esistenza storica e la missione profetica di San Frontone. Quello che non è confermato è l’effettivo passaggio a Sanfront, con il soggiorno sotto la “barma” in località Comba Albetta, episodio che non trova riprove storiografiche per passare dalla leggenda alla storia.
La figura di San Frontone
San Frontone, come confermano eloquenti studi storico-religiosi nei secoli passati, visse duemila anni fa, al tempo degli Apostoli. Gli antichi martirologi concordano nel fatto che egli venne inviato ad evangelizzare le Gallie (la Francia di oggi), direttamente da San Pietro.
Nel “Proprio dei Santi” approvato da Papa Pio X, nel secolo XIX si legge: “Uno dei 72 discepoli di Gesù Cristo, secondo la tradizione, fu il Beatissimo Frontone, che, battezzato dal Principe degli Apostoli, S.Pietro, e, secondo l’autorità del Martirologio Romano, dal medesimo ordinato Vescovo, fu mandato in Gallia a predicare il Santo Evangelo”.
La tradizione gli attribuisce un’origine orientale, precisamente della Licaonia, antica provincia dell’Asia Minore, situata tra il Ponto, la Galazia, la Cappadocia e la Bitinia. Ebbe per padre Simeone e madre Frontonia, da cui prese il nome, che divinava il coraggio, la forza e l’energia, dote che il futuro Vescovo avrebbe portato contro i nemici della fede cristiana. Presto abbandonò i genitori per ritirarsi sul monte Carmelo, ove i successori dei profeti Elia ed Eliseo conducevano una vita eremitica e santa. Contemporanei di Gesù, discesero di lassù quando in Palestina si diffuse l’eco dei miracoli del Cristo.
L’evangelista San Luca precisa che, oltre ai dodici Apostoli, “il Signore scelse tra il suo seguito settantadue uomini e li mandò a due a due, avanti a sé, in tutte le città e luoghi ov’Egli era per venire”. Tra questi ci sarebbe stato anche Frontone.
San Pietro lo inviò nella regione delle Gallie, accompagnato da San Giorgio. Di lì iniziò la vita apostolica di Frontone, che seppe farsi apprezzare per la sua preparazione, per la sua devozione e per il rispetto al mandato affidatogli dal primo Papa. Il periodo della sua missione fu impreziosito di momenti toccanti. Qui vogliamo soltanto ricordare uno dei più importanti miracoli di San Frontone, ovvero la risurrezione del compagno San Giorgio. Ad un certo punto del loro peregrinare, i due Santi si divisero: San Giorgio si recò nella zona del Velay, mentre San Frontone raggiunse il Perigord. Prima di lasciarsi spezzarono in due il bastone che San Pietro aveva loro consegnato, con la promessa di conservarlo fino alla loro morte.
Purtroppo San Giorgio morì e San Frontone, sconfortato, seguendo i suggerimenti avuti da San Pietro, toccò con il sacro bastone il corpo privo di vita del compagno San Giorgio, risuscitandolo.
A Perigueux Frontone trovò una situazione di paganesimo diffuso, con templi dedicati a Marte e ad altre divinità pagane. Il suo fu un faticoso e prezioso lavoro per portare la Novella di Gesù a quelle genti. Morì, come indica un’iscrizione sulla sua tomba in Francia, il 25 ottobre dell’anno 42 dopo la Passione del Signore.
L’icona del Morgari
Tra i tanti racconti di fatti miracolosi legati alla figura di San Frontone, si narra che, nella zona di Hueilly, liberò quel paese da un mostro che seminava terrore e desolazione. Lì il Signore avrebbe glorificato il Santo con un fatto meraviglioso.
Era la solennità di Pentecoste ed il pio Vescovo Frontone stava preparandosi a celebrare la S.Messa, quando s’accorse che mancava il vino. Si raccolse in preghiera, invocando il Padre che gli venisse in soccorso. Ed ecco che una candida colomba discese dal cielo tenendo nel becco un’ampollina piena di vino e la depose sull’altare. Così Frontone ebbe modo di celebrare in quel giorno i Santi Misteri. Questo miracolo è riprodotto nell’icona dietro l’altar maggiore della parrocchia di Sanfront, dipinta dal pittore Luigi Morgari.
Cenni storici e artistici
Situato nella bassa val Po, il comune si estende sui due versanti della valle. Sanfront è citato per la prima volta come "ad Sanctum Frontinianum" nel 1075, successivamente i documenti riportano il nome come "Terra Sancti Frontis" (1206) e "in San.... Fronte" (1237). Soggetto dapprima ai signori di Revello, Sanfront passò ai marchesi di Saluzzo. Sanfront è ricordato anche per essere stato teatro delle guerre di religione nei primi anni del XVI secolo: nel 1511 alcuni eretici furono giustiziati per ordine della marchesa Margherita di Foix. Sorsero in quel periodo delle fonderie per la lavorazione del ferro collegate con quelle della vicina Paesana. Nel Settecento vennero impiantate alcune seterie.
Tra alterne vicende il paese superò momenti difficili e, in tempi recenti, il dramma della seconda guerra mondiale. Nel luglio 1944 Sanfront venne dato alle fiamme e durante il conflitto bellico venne anche abbattuto il campanile della parrocchia maggiore di San Martino.