I primi documenti relativi alla chiesa parrocchiale di Robella sono degli inizi del Seicento. Rispetto a quella attuale, l’antica chiesa romanica sorgeva di poco scostata, ma aveva un orientamento diverso. Uno dei muri perimetrali è oggi inglobato nella casa canonica, mentre l’intera struttura era a ridosso dell’antico cimitero di Robella, che sorgeva in luogo del cortile della parrocchia. La descrizione, piuttosto accurata, si ricava dalla visita pastorale del Vescovo di Saluzzo mons. Marenco, mentre era prevosto di Robella don Costanzo Brumiano.
La chiesa era molto stretta con una sola navata. Vi si accedeva attraverso una porta principale di ingresso, superata la quale si scendevano sette gradini. C’era poi un’altra porta, sul lato sinistro, sovrastata da un porticato, che dunque non era collocato prospiciente il portale d’ingresso, ma davanti ad un accesso laterale. L’interno della chiesa era molto povero. Non esisteva il pavimento e, all’incirca alla metà della navata, si trovava il sepolcro dei preti, coperto da una semplice pietra. Davanti al presbiterio, secondo i consueti canoni delle chiese di allora, pendeva un grande crocefisso. A sinistra dell’altar maggiore si trovavano dei vasi di stagno, ove erano riposti gli Oli sacri. L’altare aveva quattro candelabri in legno. Il tabernacolo era di dimensioni ridotte, in pietra, non rivestito e per tale ragione definito “indecenter”. C’era poi la lampada del SS. Sacramento, mantenuta a spese dei fedeli. Sulla sinistra entrando in chiesa, si trovava il fonte battesimale, che non si presentava in condizioni eccellenti. Lateralmente erano collocati i due altari laterali, uno dedicato al S.Rosario, corredato del necessario “eccettuato il contraltare in rozza tela”, l’altro dedicato a S.Antonio. La Compagnia del Santissimo era eretta presso l’altare del S.Rosario e possedeva una pezza di terreno non lontana dalla chiesa, concessa in affitto. L’altare di S.Antonio aveva una croce e due candelabri in legno, ma non disponeva di redditi. Gli abitanti di Robella erano a quel tempo 400, di cui 250 ricevevano la Comunione, mentre gli altri erano bambini. Il Vescovo dispose che il tabernacolo venisse dotato di una porticina, e che il cimitero fosse chiuso per evitare l’ingresso delle bestie. Infine venne minacciato di interdetto l’altare del S.Rosario qualora non fosse stato dotato di contraltare più decoroso.
Nonostante che, come annotò a metà Ottocento il parroco don Alisio, nel 1706 i francesi avessero asportato a Grenoble le carte appartenenti alle parrocchie della Valle, e dunque sia problematico ricostruire tutte le fasi di sviluppo della popolazione di Robella, è certo che già nel 1751 si parlava dell’ampliamento della chiesa.
L’11 gennaio 1751 si prospettò la costruzione della nuova chiesa di Robella in sostituzione della vecchia “ormai cadente”. Un vero e proprio contratto d’impresa “per la ristorazione e ampliazione della chiesa parrocchiale di Robella” segnò il via ai lavori. Il progetto venne elaborato dall’ing. Vittone e, per la copertura della spesa, la Compagnia del SS.Sacramento di Robella contribuì per la non indifferente somma di 1.500 lire. Il relativo atto di sottomissione con donazione alla comunità di Sanfront di detta cifra, venne firmato dai massari della Compagnia, Matteo Simando, Giambattista Ferrato, Domenico Mulatero, Costanzo e Pietro fratelli Lantermino, in data 6 giugno 1764. L’opera venne affidata al capo mastro da muro Giuseppe Facenda.
Nel 1766, come attesta un documento conservato nell’archivio parrocchiale di Robella, i lavori di ampliamento della chiesa erano ormai ultimati. Tanto che, nel mese di dicembre, furono venduti all’incanto pubblico i “boscami” che servirono alla costruzione della medesima. La chiesa era pronta, ma non venne mai consacrata. Innanzitutto perché in quegli anni essa entrò in funzione ma necessitava ancora di alcune opere di miglioria che si protrassero per molti anni. In secondo luogo, non c’erano fondi sufficienti per provvedere alla consacrazione. Si preferì invece sfruttare al massimo le modeste risorse disponibili per ulteriori interventi di abbellimento e di finitura del nuovo edificio.
Il consiglio comunale di Sanfront (era sindaco Pietro Lantermino), nel 1768 si pronunciò a favore della sistemazione delle vetrate alle sei finestre della nuova parrocchiale di Robella, commissionate al vetraio Rosso di Saluzzo, per una spesa di 135 lire. Qualche anno dopo, nel 1780, il pittore Carlo Giuseppe Peretti, presentò una parcella “di 376 lire e brente una e quattordici pinte ed altro materiale” al parroco don Chiaffredo Viano per lavori di pittura fatti all’interno della chiesa di Robella. Nel 1805, quando era prete a Robella don Giovanni Battista Lanza, nel corso degli scavi per la costruzione del vecchio altare maggiore, fu rinvenuto un antico tabernacolo in pietra della chiesa precedente, risalente a qualche secolo prima. Lo stesso don Lanza lo pose nel sito di ingresso alla sagrestia, destinandolo come sito ad uso di armadio per olii santi. Venne riportato a vista grazie all’opera di don Domenico Ardusso il 15 settembre 1994. La porta di quel vecchio tabernacolo è in legno e probabilmente risale all’età del ritrovamento (1805). Ancora don Lanza provvide a riedificare gli altari sia laterali, che l’altar maggiore, perché i precedenti erano fatiscenti. Fece inoltre realizzare due banchi chiusi con l’uscio, posti di fronte ai confessionali, destinati ai rettori. Per i fedeli non c’erano altri banchi, ma solo panche Era evidente che la chiesa, pur essendo nuova, era stata arredata molto sommariamente.
A complicare notevolmente le cose si aggiunse anche il terribile terremoto del 1808, che creò un bel po’ di danni alla chiesa, ma soprattutto alle cappelle. Così il prevosto dovette avviare il processo di ristrutturazione di alcune cappelle, prima fra tutte quella di S.Chiaffredo di Bollano, gravemente danneggiata dal sisma.
Il porticato antistante la chiesa Madonna della Neve è più tardo rispetto al resto dell’edificio. Fu infatti il parroco don Bernardino Ferrero a costruirlo attorno al 1825. A quasi vent’anni di distanza dal terremoto non tutti i danni erano stati riparati. Nel 1826 si provvide a ristrutturare la cappella di San Bernardo, che ancora evidenziava le ferite del sisma. Prima del suo trasferimento da Robella a Sanfront, don Ferrero provvide ad ampliare la sacrestia ed il retro della stessa (1827).
Toccò invece al suo successore, don Domenico Alisio, occuparsi dell’ampliamento della casa parrocchiale. Nel 1831 l’interno della chiesa fu arricchito con l’erezione della Via Crucis. Il 7 febbraio, un certo padre Eraclio Garneri di Villanovetta, del convento di San Bernardino, si recò a Robella proprio per erigere la Via Crucis, i cui quadri furono donati dal parroco, mentre la parrocchia fornì le cornici. Tre anni dopo, nel 1834, fu avviata l’opera di costruzione della tribuna, i cui lavori vennero affidati “al minuziere Gioanni Ruata del vivente Costanzo secondo le condizioni dietro espresse, ed al prezzo di lire 130 presenti Battista Frat fu Giacomo, Tomaso Seimandi fu Matteo, Battista Barra fu Giuseppe, e Bartolomeo Lantermino del vivente Giacomo massari della parrocchiale, me prevosto sottoscritto (Domenico Alisio)”, mentre la facciata della tribuna venne “colorata” dal pittore Tesio di Barge. Il portale principale della nuova chiesa apriva curiosamente verso l’esterno, al contrario cioè di tutte le altre chiese. Dopo oltre settant’anni dalla sua costruzione, la parrocchiale venne dotata dei primi banchi, cui contribuirono alcuni abitanti di Robella. In occasione delle prime Quarantore del 1838, che richiesero l’uso frequente della tribaldetta, si ruppe la campane maggiore, che venne così sostituita. Provvide alla fusione la ditta Vallino di Bra, per una spesa di oltre 500 lire complessive anche dei lavori eseguiti. Già allora però i preventivi non corrispondevano all’entità finale dell’opera. Così si spesero quasi mille lire ed il parroco don Alisio incontrò molte difficoltà nel reperire le offerte da parte dei parrocchiani, soprattutto (annotò) di quelli più ricchi.
Nel 1841, dopo lunghe trattative tra Comune e parrocchia, il consiglio comunale deliberò a favore del progetto di ampliamento della casa parrocchiale di Robella, per un importo di spesa di 1700 lire. Si decise che la spesa fosse a carico degli abitanti di Robella, i quali avrebbero pagato in due rate annuali le rispettive somme dovute. Il progetto dell’opera fu redatto dall’arch. Giuseppe Vigliani. I lavori vennero appaltati a 1.450 lire. La canonica aveva soltanto tre camere vivibili, ritenute dal progettista “poca cosa per una comunità grande, che potrebbe avere un Vice Curato e dove si celebrano esercizi spirituali e Quarantore”. Si decise allora di costruire altre tre camere per ospitare i numerosi sacerdoti che arrivavano per gli esercizi spirituali o per le Quarantore. Da quando era stata realizzata la tribuna, sopra l’ingresso principale, si attendeva il momento opportuno per poterla dotare anche dell’organo. Nel 1849 la ditta Vittino di Centallo venne incaricata di quel lavoro.
A metà dell’Ottocento esisteva ancora il cimitero di Robella, che nel 1854 subì alcuni interventi di manutenzione sul muro “diroccato, sul quale ora esisteavi gelsi piantati a reddito della Compagnia del SS. Sacramento, perché a tal uso venne concesso dal comune di Sanfront, nel 1853, a favore della parrocchia di Robella”.
Un secolo dopo l’ultimazione dei lavori, la chiesa venne dipinta ad opera del pittore Giuseppe Giacone di Martiniana. Non dovette trattarsi di un intervento magistrale, se il parroco annotò che la chiesa era stata “ornata di pitture d’infimo pennello per mancanza di fondi”. La parrocchia in quegli anni ancora non era stata consacrata e la cosa venne segnalata al Vescovo mons. Gianotti. Intanto a Sanfront si realizzò un nuovo cimitero, che fu condiviso con la popolazione di Robella, mentre il vecchio camposanto frazionale fu eliminato. Questo modificò anche le usanze di accompagnamento dei feretri per la tumulazione. “Il parroco di Robella non va mai colà né processionalmente, né privatamente, perché è fuori di sua giurisdizione ed il seppellitore comune viene a prendere i cadaveri di Robella sul vestibolo medesimo della parrocchia. Dunque la sorveglianza religiosa riguardo al cimitero non ispetta al parroco di Robella”, osservò il prevosto. La parrocchia e la Compagnia del SS.Sacramento non avevano altre rendite, che l’annualità di tre censi, che fruttavano 60 lire annue nel 1868, quando a Robella risiedevano 970 parrocchiani. Fu uno dei periodi di massima espansione per la frazione. Non a caso coincise con gli anni in cui Robella fu provvista di un vice curato. Negli ultimi anni di sua presenza, il parroco don Alisio aggiunse sei nuovi banchi alla chiesa. In realtà nuovi non erano perché erano già propri della chiesa di S. Filippo di Savigliano, fatta chiudere dal Governo, che aveva soppresso i frati filippini. Costarono 8 lire ciascuno. Nel 1875 la ditta Viglino di Centallo eseguì alcuni lavori di manutenzione all’organo.
Nel 1878 fece il suo ingresso ufficiale il nuovo parroco di Robella don Matteo Sosso. Subito si trovò con una grana da risolvere. Nella casa canonica si evidenziarono infiltrazioni di acqua piovana, rendendo improcrastinabili lavori di manutenzione, la cui progettazione venne affidata al geom. Alessandro Roccavilla. L’11 novembre 1880 fu sottoscritto un atto di vendita al municipio di Sanfront di una piccola pezza di terreno di proprietà della parrocchia di Robella per costituire una sufficiente area per l’istituzione di una scuola maschile e femminile nella frazione. Il valore del terreno ceduto fu definito nell’importo totale di 425,60. Tre anni più tardi l’ingresso della chiesa fu arricchito con la costruzione della bussola alla porta maggiore, per una spesa di 583,85 lire.
Le campane erano due, entrambe benedette e servivano per il solo uso della chiesa e per il suono della scuola. La parrocchia aveva quasi un secolo e mezzo di vita quando il parroco don Sosso segnalò al sindaco, che il tetto della chiesa “abbisogna di una riparazione urgentissima”. Tali lavori vennero poi eseguiti cinque anni più tardi. Nel 1922 si sopraelevò il campanile di 10 metri e vi si collocò il pubblico orologio ed il parafulmine. Nel 1930 fu ampliata la chiesa, con la costruzione di una tettoia sul piazzale, il quale fu decorosamente sistemato.
Poi arrivano gli anni bui della seconda guerra mondiale, che seminò miseria anche a Robella e per un po’ di tempo non si realizzarono altre opere. Nell’ultima metà del Novecento i parroci che si succedettero, effettuarono una sistematica serie di lavori di miglioria e manutenzione della chiesa. Citiamo i lavori eseguiti sul campanile nel 1977 e la sistemazione dell’orologio pubblico sul campanile due anni più tardi. In tempi ancora più recenti poi, i lavori che hanno interessato il salone parrocchiale (1992), quelli sulla sagrestia l’anno dopo, ed il restauro della Statua della Madonna nel 1995. Per celebrare tale evento il parroco don Domenico Ardusso realizzò anche una bella pubblicazione, che illustrava la storia di quella Statua e dell’intervento di restauro.